L’isola di Creta venne occupata fin dal Neolitico da popolazioni sconosciute, ma sicuramente né semitiche né indoeuropee. Nel III millennio a.C. (durante il cosiddetto periodo "minoico antico"), l’isola conobbe la fase del rame, un metallo che abbondava nel suo territorio, ed in seguito quella del bronzo, dovuta all’importazione di stagno che veniva portato dall’Etruria, dalla penisola iberica e dall’Asia Minore. I cretesi conoscevano infatti le rotte antiche che i primi navigatori percorrevano per raggiungere le fonti di approvvigionamento dell’ossidiana (Monte Acri in Sardegna, Lipari nelle Eolie, Pantelleria nello stretto di Sicilia, la penisola iberica). Tra il 2000 e il 1650 a.C. ("minoico medio") prosperarono sull’isola i grandi palazzi, centri politici, economici e religiosi da cui partì l’espansione marittima di Creta. La presenza di molti palazzi, evidenti sedi di governo, fa supporre che il territorio non fosse sottoposto a un unico potere centrale, mentre la mancanza di mura indica che i vari detentori del potere vivevano in armonia (forse con un sistema federativo); infine, l’assenza su tutta l’isola di apparati di difesa dimostra che non si temevano neppure minacce esterne. Intorno al 1650 i palazzi vennero distrutti da un cataclisma, probabilmente da un terremoto, ma presto risorsero ancora più splendidi e di nuovo senza mura. Nei due secoli seguenti ("minoico recente") Creta venne unita in un unico regno, che ebbe il suo centro politico e amministrativo a Cnosso. Vi regnava una potente dinastia che la tradizione fa risalire al mitico Minosse, figlio di Zeus, governante saggio e illuminato, anche se quello di Minosse deve essere stato non il nome di un singolo sovrano ma un titolo regale. Fu questo il periodo di maggiore potenza e ricchezza dell’isola, che aveva basi commerciali in tutto l’Egeo e contatti frequenti con l’Egitto, il Levante e con le popolazioni achee della Grecia continentale, le quali da Micene governano l’Argolide nel Peloponneso.